La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
... infinita! - E ora - ella aggiunse infiammando, misto al timore l'audacia - per tè, lascerèi lo stesso mio babbo, ed anche la mamma, se già in mè non siedesse
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
qual di sparviero, e dalla chioma ebanina prolissa; quel giòvane stesso, che, a volte, appariva tra loro a mutar selvaggina con pane, e cui niuno facèa
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
una eròica quiete, in una divina apatìa; vivevo, legge a mè stesso, fruendo, indiviso e purìssimo, il più prezioso dei doni, la libertà. E tu ... tu me
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
varrebbe, il parlarne, del farci l'uno dell'altro accusatori, del provocare, nello stesso scolparci di quelle prime maledette discordie, altre ... più ancor
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
memoria gli cominciò a rifluire: risovvenne il bagordo, lo sbarco, il viaggio; risovvenne sè stesso: e lentamente, quasi a elùder lo squillo della
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stesso pensiero. - O Tecla! - egli gemette in accento di disperato sconforto - oh fosse dato ricominciare la vita! - Ma colèi, d'una voce ch'era soave
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, finchè, svegliati dal loro stesso russare e fiorita la tardiva saggezza, si riducevano a forza nell'umano diritto; e narrava come allor la sventura
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ululato due esecrazioni in tuon di spavento, e lo stesso Nebbioso si asciugava col dorso della mano il gèlido orrore che trasudàvagli in fronte. Ed
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essa da qualsisìa paese, e che chi cede a questa ragione non sua, cede infine a se stesso, di cui si è già fatta. Senonchè, gli sguardi incalzanti di
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gioja. E camminava nel sole, ma il sole parèa che più prendesse da lei, che non le desse, splendore. Mario si sentì abbagliato. Vergognò di sè stesso